I monti Taita (italiano per “Taita Hills”), sono una catena montuosa che attraversa la contea di Taita-Taveta, a sud-est del Kenya. Sono situati circa 50 km ad est del Kilimanjaro, la cima più alta del continente africano. I Monti Taita costituiscono l’estremità settentrionale della catena dei Monti dell’Arco Orientale. Tre differenti alture compongono queste colline: Dawida, Sagalla a sud di Voi e Kasigau al confine con la Tanzania. Il rilievo di Dabida, o Dawida, deve il suo nome al popolo Taita (Wataita o Wadawida), un gruppo etnico keniota insediatosi nella contea di Taita-Taveta. Questo è il più imponente tra i tre: la sua vetta più elevata, Vuria vanta un’altitudine di 2.228 metri slm. Gli altri tre picchi più rilevanti sono: Iyale, Wesu e Susu.
Le colline Taita, assieme ad altri gruppi montuosi dell’Arco Orientale, risalgono a più di cento milioni di anni fa. Circa trenta milioni di anni fa, l’area era coperta da una vasta foresta pluviale. Successivamente, durante un periodo più freddo e secco, circa dieci milioni di anni fa, le foreste della pianura si trasformarono in quella che ora è la savana, lasciando le foreste tropicali crescere rigogliose sui monti. L’isolamento di ogni catena montuosa da un punto di vista dell’habitat floristico, portò con il tempo ad una grande quantità di endemismo e ad una distinta fauna. Alcune tra le catene montuose keniote sono ben ricoperte da foreste, ma le colline Taita conservano solo 6 km² (2,3 miglia quadrate) di foresta. Le colline Taita si ergono dalla base del Parco Nazionale dello Tsavo Ovest.
Ciò che rende uniche le Taita Hills sono le loro foreste umide abitate da una fauna e una flora originali. Più di 20 specie endemiche di violette africane (come la Saintpaulia teitensis) si trovano esclusivamente in questa regione. Specie endemiche note sono il Tordo taita (Turdus helleri) e il Taita apalis (Apalis fuscigularis). Il Falco delle Taita (Falco fasciinucha) e l’Averla delle Taita (Lanius dorsalis) furono scoperti per la prima volta sulle colline ma oggi si possono osservare anche altrove. Un anfibio del genere “Boulengerula” si trova però esclusivamente nelle colline di Taita. I pochi esemplari di Sagala ceciliano (Boulengerula niedeni), oggi una specie in pericolo di estinzione, vivono nelle colline di Taita. Le colline di Taita ospitano anche il Galagone dalle orecchie piccole o Galagone gigante settentrionale (Otolemur garnettii) e il raro Irace arboricolo (Dendrohyrax sp.).
Ai margini delle foreste vivono i nativi Taita, sostenendosi con l’agricoltura. Il terreno circostante le colline è infatti prevalentemente adibito alla coltivazione e al pascolo. Circa metà delle foreste indigene è stato sostituito, tra il 1955 e il 2004, da piantagioni di alberi esotici. Per questo motivo la foresta indigena rimanente fa ora parte di una riserva naturale: il Taita Hills Wildlife Sanctuary. In generale, il territorio è compromesso dalla deforestazione, dall’abbassamento della falda freatica e dall’erosione del suolo.
Le precipitazioni annuali variano da 500 mm (20 pollici) nelle pianure a più di 1500 mm nelle zone montuose. Le stagioni delle piogge sono due: da marzo a maggio/giugno e da ottobre a dicembre.